“E tutto amo di te,

belva implacabile e crudele,

perfino questa bellezza

che ti fa più bella!”

Baudelaire.

“Per chi è avvolto e quasi intormentito dalla desolazione e dalla spossatezza, è difficile trovare di meglio che aprire una pagina di Baudelaire.”

Calasso.

Vi siete mai domandati che cosa accadrebbe se un poeta sfidasse ciò che la società considera divino? E se convertisse dolore, peccato e male in pura bellezza? Questo è ciò che compie il parigino Charles-Pierre Baudelaire (1821-1867) nella sua celeberrima opera I fiori del male — titolo originale Les Fleurs du Mal —, pubblicata per la prima volta nel 1857. Egli esplora gli angoli più oscuri e remoti dell’esistenza umana, ove il peccato si fonde con la bellezza e il dolore tramuta in arte.

Attraverso parole e versi pregni di intensità, Baudelaire intreccia in una perfetta alleanza poesia e prosa.

T. S. Eliot, poeta e critico letterario britannico- statunitense, definisce Les Fleurs « il più grande esempio di poesia moderna in qualsiasi lingua ». A sua volta, il poeta francese Michel Butor, attraverso un’allettante metafora, afferma che l’opera di Baudelaire costituisca « il perno attorno a cui la poesia ruota per diventare moderna ».
Non è un caso che Baudelaire abbia ispirato autori e movimenti successivi, dai simbolisti come Verlaine e Mallarmé, ai surrealisti, confermando così il suo ruolo centrale nella letteratura mondiale.

Charles Baudelaire fotografato da Étienne Carjat, 1861.

Baudelaire non teme di svelare il volto marcio dell’animo umano, celato dietro ipocrite menzogne. I suoi versi trasudano angosciante solotudine, peccato e morte.

Al contempo, però, trattano anche di amore e di una bellezza apparentemente irraggiungibile, quasi divina. Egli considera il male una parte inevitabile della vita, come una malattia che infetta ogni aspetto dell’esistenza. Ma c’è di più: Baudelaire tramuta il male in arte sublime, come un fiore che sboccia in una fangosa palude.

Questa trasformazione del male in bellezza conduce inevitabilmente a un quesito più ampio e universale, che attraversa tutta l’opera dell’autore: esiste una scissione netta tra il bene e il male, oppure sono due facce della medesima medaglia?

All’interno della sua opera il male non è soltanto corruzione, ma anche forza creatrice, una prospettiva che può accendere una scintilla e ispirare la produzione letteraria.

Baudelaire pare voler comunicare che il buio non sia nemico della luce, ma un suo complemento essenziale. Questa visione sfida i concetti di purezza e ordine che la società dell’epoca tentava di imporre. Forse, la bellezza più autentica non risiede nell’assenza di peccato, ma nella lotta stessa per trascenderla, scovando, anche nella maceria, una scintilla di eternità.

“Rue de Paris, temps de pluie”, Gustave Caillebotte, 1877.

E se ciò che la società etichetta come “sudicio” o “proibito”, fosse in realtà una forma di veridicità più profonda?

I fiori del male, non è solo poesia: è ribellione. Baudelaire sferza la società borghese dell’epoca, smascherandone ipocrisia, vuoto e arroganza. Nulla sfugge alla sua critica: né la morale, né le convinzioni sociali, né Dio.

Questa ribellione si manifesta nei conflitti che l’opera del poeta scatena sin dalla sua pubblicazione.

Quando il libro viene pubblicato, il 25 giugno 1857, a seguito di numerosi attacchi da parte dei giornali, Baudelaire viene incriminato per attentato alla morale pubblica e religiosa. Dopo il processo, il 20 agosto del medesimo anno, il tribunale condanna Baudelaire e i suoi editori, ordinando poi la soppressione di sei poesie contenute nella raccolta. Tra queste sei, spiccano anche Les Bijoux e Le Léthé.

Solo nel 1949 la Francia riabilita il libro, riconoscendone finalmente l’inestimabile valore.

Firma dell’autore.

Con I fiori del male, Baudelaire non solo trasforma la poesia, ma invita a considerare l’inevitabile rapporto di ogni individuo con il peccato, il dolore e la bellezza. È un’opera che sfida il lettore a guardare il mondo con occhi diversi, privi d’alcuna patina illusoria, riconoscendo che persino nell’oscurità più profonda può ardere una luce capace di rischiarare l’anima.

E voi avete mai letto quest’opera? Se ancora non l’avete fatto, forse è giunto il momento di immergervi in questo viaggio autentico. Non ve ne pentirete!

Marta Briano

 

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