Nel 1968 Johnny Cash, cantautore country-folk statunitense, si esibisce al Folsom State Prison, di fronte a circa 2000 detenuti. Lo spettacolo diviene uno degli album live più importanti della storia della musica moderna e una ripresa per la carriera di Cash.
La rinascita personale
Il periodo non è per Johnny il migliore, data la dipendenza dalle anfetamine e altri farmaci sviluppata a seguito di un tentato suicidio e di un breve periodo in galera, per un incidente stradale in cui è stato coinvolto. Riesce però a riprendersi grazie all’aiuto dello sceriffo di Lafayette che lo incita a riprendere in mano la sua vita: Johnny Cash inizia così a riconoscersi e ad avere una rinascita individuale, ed è all’ inizio di questo periodo che, il 13 Gennaio del 1968, si esibisce nel Folsom prison.
Dissidi con l’etichetta
Anche per via del supporto alla causa dei nativi americani, portata avanti nell’ album “Bitter Tears: Ballads of the American Indian”, Cash inizia ad avere problemi con la sua etichetta discografica Columbia Records, che non promuove il concept album. Alla Columbia pensano infatti che potrebbe scontrarsi con gli interessi del pubblico americano generalista del cantante di Nashville, e il pensiero è condiviso dalle radio, che non passano alcuni brani del disco, come The Ballad of Ira Hayes. Il Folsom Prison è quindi per Cash un’occasione perfetta per riprendere la sua carriera in mano.
Quella al Folsom non è la prima volta per Cash in un carcere: verso la fine degli anni ’50 aveva infatti iniziato a suonare per i detenuti del San Quentin State Prison in California, e lì tornerà più tardi per registrare un altro famoso live album, nel ’69, sempre a sostegno della causa sui diritti dei carcerati.
Le date sono fissate in due concerti: uno previsto nel mattino e uno nel pomeriggio, con l’intenzione di registrare lo spettacolo, nonostante lo scetticismo dell’etichetta discografica. Ovviamente il clima nella prigione è molto teso, la sala è piena di guardie armate che controllano la situazione, pronte a intervenire per ogni evenienza.
Cash si sente in dovere di fare uno show speciale, dedicato a una platea molto particolare, un pubblico che lo ama anche per la sua fama di “outlaws”: una visione western romanticizzata, per i fuorilegge, ma poco attinente alla realtà. Cash infatti è stato in carcere ma non ci ha passato mai più di una notte sola, nonostante Folsom Prison Blues, una delle sue più grandi hit, abbia tratto molti in inganno.
In quei giorni decide però di imparare a suonare, per quella gente, un omaggio ai prigionieri, non in quanto tali ma in quanto persone per cui provare empatia e interpreta il brano “Greystone Chapel”.
La storia di questa canzone riporta a Glen Shirley, un prigioniero incarcerato per rapina a mano armata proprio a Folsom: si tratta di una ballata sulla chiamata divina avvenuta all’interno della cappella del carcere, che tocca le corde di Cash a tal punto da convincersi ad impararla per il giorno seguente, quando la canterà di fronte ai detenuti.
Il Pubblico giusto
Nonostante le guardie siano ben attente a ogni minimo movimento dei detenuti, Johnny è molto tranquillo, certo di essere nel posto giusto davanti a un pubblico ideale al quale dedica una scaletta ritagliata su misura: vestito di completo nero d’ordinanza e camicia bianca, sale sul palco appositamente preparato per lui.
In questo caso è palese come sia il pubblico a tirare fuori il meglio dell’artista: i detenuti di Folsom non si fanno intimorire dal clima di stretta sorveglianza e reagiscono in modo entusiasta, applaudendo alla musica del cantante per tutto il concerto. Ovviamente c’è chi disobbedisce all’ordine di stare seduto per alzarsi, e Cash ne approfitta per stringere qualche mano in prima fila: un passaggio di energie che può avere un forte significato nella routine vuota di un carcerato in un penitenziario di massima sicurezza
Il simbolo del live at Folsom
“Johnny Cash at Folsom Prison” esce il 6 maggio del 1968; si tratta del ventiseiesimo disco per il cantautore dell’Arkansas che ha bisogno di dare una svolta alla propria carriera come anche alla sua vita privata, e contro il pronostico dell’etichetta discografica l’album è un successo da 6 milioni di copie, raggiungendo il quarto posto nelle classifiche country americane e nella top 15 della classifica degli album più venduti, anche il singolo Folsom Prison Blues è piazzato nella top 40.
At Folsom Prison permetterà a Johnny Cash di guadagnare molto più pubblico, tornando prepotentemente in voga e arrivando di nuovo faccia a faccia tra le altre star del pop; facendo innamorare il pubblico dell’uomo che lotta contro i suoi demoni e della sua voglia di reagire ai tempi difficili. Ma è anche un disco che inizia seriamente a far riflettere sulla lotta per i diritti dei carcerati, a cui proprio Johnny Cash ha dato inizio.