Credi sia aria quella che stai respirando?

Chiunque si definisca un amante del cinema non può non riconoscere la celeberrima citazione di Morpheus, proveniente dal primo capitolo capolavoro della serie Matrix; un film all’apparenza onirico e puramente fantascientifico, dall’inconfondibile stile anni 2000 e promotore dell’assunzione di pillole dagli strani colori. Tuttavia, se basta la prima visione a lasciare di stucco lo spettatore, magari sarà necessario un secondo o un terzo rewatch per comprendere l’essenza del Matrix, che altro non è che la vera realtà che il mondo, il sistema, ci impedisce di vedere, immergendoci invece in una simulazione AI nella quale marcire. La comprensione della realtà può avvenire solamente tramite una ferrea determinazione: non basta scegliere la famosa pillola rossa, ma anche saper fronteggiare una vita cruda, priva di piaceri, essere disposti a combattere chi, all’inizio, credevamo compagni.

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Altro capolavoro cinematografico è l’altrettanto celebre “The Truman Show“, che oltre a consacrare Jim Carrey anche alla produzione drammatica, coinvolge lo spettatore in una spirale di eventi sempre più inquietante: diversamente da un film thriller, che ci accompagnerebbe verso la scoperta della verità insieme al protagonista, questo film ci mette dalla parte di chi la verità la conosce già: sappiamo che Truman vive in una gabbia che ha le sembianze di una città, sappiamo che tutte le sue avventure sono programmate, che il protagonista è stato fin da bambino vittima di un crudele esperimento; guardando il film, non è tensione quella che si viene a creare in noi, ma la pietà provata verso chi inizia a rendersi conto di vivere in un mondo non reale.

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Questi due film, pur così diversi fra loro per temi e stili, non hanno potuto non ricordarmi qualche cosa di molto più antico, quasi un genitore per questo tipo di produzioni che oggi chiamiamo distopiche: trattasi di una storia, anzi di un mito, o forse una lezione: il mito della caverna di Platone può essere tante cose, compresa una fonte di ispirazione per trame più elaborate. Stando a questa critica che Platone mosse alla società oscurantista e ostile al sapere in cui lui viveva, la stessa società che aveva condannato a morte Socrate, l’uomo vive in un mondo che crede reale, il solo possibile, circondato da immagini che egli crede veritiere ma altro non sono che ombre della realtà; questa premessa accomuna i nostri protagonisti, Truman e Neo, i quali inizieranno a nutrire dubbi sulla natura della realtà che li circonda.

L’uomo di Platone procede dunque verso un cammino impervio, pieno di ostacoli, che lo condurrà alla superficie del mondo reale: qui, pur avendo finalmente modo di comprendere il vero aspetto del mondo, ciò che lo sconvolgerà di più sarà realizzare a quale condizione di ignoranza era stato relegato insieme ai suoi compagni, ovvero l’intera umanità. In questo caso, Matrix si presenta più “fedele” al precedente mitologico, poiché solo pochi esuli hanno il tragico privilegio di conoscere il vero.

L’istinto naturale dell’essere umano, afferma Platone, è quello di condividere questa scoperta coi propri compagni: il soggetto ridiscende perciò nella tenebrosa caverna, ma quando rivela ciò che ha visto viene brutalmente ucciso: la classe dirigente, sia essa il governo dei Trenta Tiranni, il dominio delle macchine di Matrix o la regia dietro il Truman Show,

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