La parola Zeitgeist è un termine coniato dalla filosofia e dalla letteratura tedesca di sette e ottocento.

Lo stesso Goethe nel suo Faust lo utilizza per descrivere “lo spirito di coloro in cui si rispecchiano i tempi”, un concetto di potere e predominio; e ancora Hegel nella sua Fenomenologia dello Spirito, nella quale lo definisce come il principio stesso dell’Assoluto.

Premetto già qui che il termine in questione sarà usato in maniera alternativa dal suo valore denotativo per spiegare il tempo e la sua azione nel mondo.

Le sembianze dello spirito del tempo

Il tempo non è visibile, può essere metaforizzato, personificato come un vecchio padre con la barba lunga e un bastone pronto ad essere agitato per ricordare a tutti che esistiamo temporalmente.

La sua persistenza è però qualcosa di più evidente: in Dalì il tempo che agisce sul ricordo e  il ricordo del tempo stesso è  liquefazione, è un fenomeno fisico a tutti gli effetti,e noi lo percepiamo come tale. Lo scioglimento di quell’ente chiamato tempo che si decompone e cade sulle nostre teste. 

Allo stesso tempo è staticità, è l’insieme di attimi, è un blocco di ghiaccio immobile e freddo come la morte. Il tempo può essere limite, un cancello impenetrabile che non ci permette di venire a conoscenza degli accadimenti successivi. 

Può essere un fiume in piena che si infrange su di noi, ma anche un lago trasparente dove l’essere umano si specchia trovandosi al cospetto del Tempo e della proiezione di se stesso in quest’ultimo . 

Lo Zeitgeist è imprevedibile, si fa percepire come vuole lui. E noi, schiavi del tempo, instauriamo un rapporto quasi religioso con esso. Lo contempliamo e lo adoriamo, allo stesso tempo lo preghiamo di accontentarci, di permetterci di realizzarci attraverso la sua presenza. A volte sembra abbandonarci come un Dio biblico, per poi renderci conto che in realtà siamo sempre sotto la sua sorveglianza. 

In questo senso ogni religione occidentale necessita di un profeta o di un Messia calato nel tempo, un tempo ben preciso. Di Gesù o di Maometto sappiamo superbamente bene la temporalità nella quale hanno vissuto e professato la propria fede attraverso il tempo. Il Dio è solitamente un ente trascendente e come tale non sottostà a nessuna limitazione temporale, è il Tempo stesso, è l’eternità.

La visione che si presenta all’uomo è la manifestazione del Tempo nella temporalità (l’infinito che si cala nel finito).

Noi, abitanti del tempo

L’essere umano non può conoscere il tempo nella sua totalità; egli è manifestazione di uno spicchio di tempo detto temporalità e può fare esperienza solo di quella. Siamo immersi nel flusso del tempo come in un campo magnetico ricoprendo il ruolo di un piccolo punto di questo spazio limitato in tutto e che un giorno perirà, andando ad annichilirsi col flusso del tempo. In quanto parte integrante di questa manifestazione siamo fautori di essa: filiamo la tela della nostra temporalità prendendo i fili dalla “corrente” del tempo. 

L’emblema di questo discorso è sicuramente la memoria, essa stessa riempie ancor di più la temporalità, la arricchisce con nuovi proiezioni sul presente di attimi conclusi  nel passato.

L’esistenza è solo un ininterrotto essere stato, una cosa che vive dei negare e del consumare di essa, del contraddire se stessa”.

Così Nietzsche scrive nelle pagine iniziali de “Sull’utilità e il danno della storia per la vita”: se la nostra esistenza è temporalità essa automaticamente si contraddice e si nega per continuare a sussistere. Non è un percorso lineare e pianeggiante. La nostra vita, anche se cerchiamo di renderla il meno caotica e il più apollinea possibile, è sempre in balia del caos; semplicemente, cerchiamo di creare dei porti apparentemente sicuri che ci permettono di ripararci un poco prima di riprendere il flusso vitale. 

Il tempo la storia e la fisica

Lo Zeitgeist appare nella storia. L’uomo scrive dei vari fatti storici grazie all’intervento e alla presenza del Tempo. Senza la sua partecipazione non riusciremmo a contestualizzare i fatti, cadremmo nella sovrastoricità. 

Riprendendo il “dasein”  di Heidegger (l’esserci come esistenza vera e autentica), questo può manifestarsi solo nel tempo. La temporalità autentica quindi è l’umanità allo stato naturale, contrapposta all’esistenza inautentica: quella che si adatta alla società e ai suoi costumi.

In breve, la storia è trainata anch’essa dallo spirito del tempo. “Il vecchio padre barbuto è trasportato da un carro e lo comanda come fosse un auriga”. Il tempo però può solo proseguire in avanti, senza ricordo e senza poter guardare indietro. L’essere umano, anche se con il corpo immerso nella fanghiglia temporale, può guardare indietro, può riprendere in continuazione il  materiale del passato per scrivere del presente. 

Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente, e solitamente nascosta, delle cose sia liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato. Un istante affrancato dall’ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si avverta, l’uomo affrancato dall’ordine del tempo.”

Ce lo ricorda anche Marcel Proust quanto può essere semplice guardarsi indietro, quanto l’evocazione del passato possa essere rivitalizzante per vivere al meglio il presente.

“L’ordine del tempo” non è discusso solo sotto un punto di vista prettamente filosofico ma sopratutto sotto il punto di vista fisico. Il Tempo è un fenomeno entropico, ossia non può ridursi a zero ed è sempre in espansione, d’altro canto il fisico Boltzmann con la sua costante, dichiara che” l’entropia non è null’altro che il numero sfocato degli stati microscopici che la nostra sfocata visione del mondo non distingue”.         ( da L’ordine del tempo di Carlo Rovelli).

Questi singhiozzi del tempo, gli stati microscopici, siamo noi nella nostra limitata esistenza. 

Il tempo ci sfugge, lo perdiamo e lo ritroviamo quotidianamente. Se scriviamo o dichiariamo qualcosa su di lui cambia subito forma. Lo spirito del tempo, con il suo cocchio, si spinge sempre più in là. 

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