NON C’E’ UNA FINE NELL’INFINITO
Pare assurdo pensare che arrivati ad oggi, sommersi dalle nuove tecnologie, da tutte queste comodità che sono ormai andate oltre la nostra fantasia, non siamo ancora stati in grado di cogliere e utilizzare la funzione che possiede il dialogo.
Più volte, può esserci capitato di interrogarci e chiederci: “ sarebbe bastato parlarne in modo costruttivo?”, personalmente sì, spesso; con un dialogo, forse, avrei fatto pace con quel vecchio amico, forse ad oggi non ci sarebbero state tutte queste disgrazie, forse sarebbero andate perse meno vite e meno menti, forse avrei capito prima come comportarmi, insomma forse a volte basterebbe pensare a come sta procedendo il dialogo piuttosto che ai nostri obbiettivi, di fatto l’assenza di questo pensiero può generare incomprensioni che con un attimo di pazienza in più non si manifesterebbero. E’ chiaro quindi come l’essere umano si trovi in difficoltà o che comunque non abbia colto la funzione, il peso che possono avere le parole nei confronti di chi ascolta,e, l’immenso potere che possiedono.
La domanda che mi pongo è quale sia davvero il fine ultimo di ognuno di noi, se non quello di vivere un’esistenza serena e spensierata, l’uno a fianco dell’altro, pare però, non essere questa la nostra risposta.

LA NEBBIA
Prendendo spunto dall’articolo di Mauro Bonazzi intitolato ‘ Saper dialogare è vitale’, sostiene che troppo spesso viviamo nella sicurezza delle nostre certezze, arroccati dietro al muro delle nostre convinzioni; questa sicurezza, che sembra avvolgersi come un’energia invisibile attorno a noi, in realtà è soltanto è soltanto uno scudo, verso ciò che è reale, verso ciò che potenzialmente ci spaventa, ci intimorisce, che ci limita e ci mette nella posizione scomoda di doverci mettere in discussione.
Lasciamo che questo muro, mattone per mattone, tassello per tassello, si innalzi di fronte a noi, lasciandoci all’interno del nostro labirinto personale, che oltre tutto spesso è quello che ci abbatte, come cita Seneca soffriamo più per la nostra immaginazione che per la realtà di ciò che accade (personalmente mi ritrovo in questa frase); la vedo come una sorta di nebbia alimentata dalle mille pressioni sociali e dalle nostre mille paranoie che ogni giorno ci infestano la mente, quest’ultima fondendosi e ponendosi tra noi e ciò che ci circonda ci catapulta di una dimensione temporale, priva di senso e di ambizioni.
Dovremmo volere con tutta la nostra forza d’animo e con tutto quello che abbiamo a nostra disposizione, l’occasione di poter cogliere tutto quello che si manifesta attorno a noi, 1senza accontentarci, per arrivare fino al cuore più intimo e profondo della verità. Attraversare questa nebbia come un muro che non può essere scavalcato ma soltanto attraversato, farne esperienza, poichè ciò di cui non faccio esperienza non posso affermare di conoscerlo, come disse Kant, per accogliere questa nebbia e riuscire a superarla, per trovare ciò che è vero e
1 Filosofia di l’attacco dei giganti, Fausto Lammoglia

puro, per rendermi consapevole e capire in quale punto della mia esistenza mi trovo, per riuscire a sfuggire a questo mare di falsità e apparenze, un po’ come Alice nel paese delle meraviglie.
E’ fondamentale quindi, attraversare questa nebbia, e far sì che questo processo si ripeta all’infinito per tutto il corso della nostra esistenza, per poter far luce su tutti quei lati di noi stessi, che ancora non conosciamo e poter, in cambio, migliorare le caratteristiche già presenti.

COMODO E SCOMODO
Perché riscontriamo così tante difficoltà? Mi piace utilizzare questa combinazione di parole, ossia, como e scomodo. E’ una metafora a parer mio d’effetto, esprime in modo chiaro e diretto dove vuole arrivare. Mettersi nei panni altrui, o ammettere che probabilmente la nostra visione, spesso e volentieri, in seguito e in vista di altri aspetti, ci dimostrano che può anche non calzare a pennello con l’oggetto o l’argomento preso in questione, ci mette nella semplice posizione di dover appunto ammettere di aver sbagliato, oppure, che qualcosa ci è sfuggito, che possiamo non aver tenuto conto di alcuni dettagli che anzi, magari grazie ad un’altro conforto possono essere noti.

VERSO I CONFINI E OLTRE
È assurdo pensarla come una situazione tragica, al contrario, il fine ultimo dovrebbe essere il sapere, non importa se questo meccanismo è stato attuato da me o da un’altra persona, dovrebbe risaltare la collaborazione, dovremmo essere entusiasti di avere così tanti punti di vista differenti. E’ importante ottenere spunti diversi, aggiornati, pensati con menti separate caratterizzate da esigenze personali diverse dalle proprie, in modo tale da poter vedere fino a dove siamo riusciti ad arrivare, cosa è stato colto e cosa no, chiaramente per poterlo fare è inevitabile doversi mettere alla pari di tutte le altre persone, senza reputare le mie opinioni più corrette o più logiche in partenza (per quanto possa essere scontato, purtroppo è la posizione più scomoda da raggiungere per alcune persone, rivedere i propri limiti per acquistarne di nuovi, poiché, è proprio quando una persona pensa di sapere che ha già smesso di imparare, di fronte a tutte le cose che si possono arrivare a sapere, siamo soltanto una stella nell’universo e anzi la nostra esistenza non è eterna e per lo più viene minacciata e condizionata da tante cose. Il dono più prezioso che abbiamo è la nostra esistenza, la possibilità di poter costruire la propria persona.

L’ESISTENZA SEMBRA NON PIACERCI
Questo dilemma, riguardante il dialogo può presentarsi in qualsiasi ambito o situazione, lavorativa, sociale, politica o economica che sia, tra le nostre relazioni personali ma ne differenzierò due soltanto: il dialogo sarebbe stato senz’altro utile per fare pace con quel vecchio amico, ma sarebbe stato di gran lunga più utile prima di dare inizio a questa infinità di guerre che ogni giorno, ad ogni alba si svegliamo come il sole assieme a noi, fanno parte della nostra esistenza, eppure, ad oggi, esperti di ogni tipo si trovano in una stanza a discutere per capire come risolvere le crisi politiche ed economiche che stanno destabilizzando il mondo intero; è davvero così difficile pensare, soltanto un momento senza lasciare che questo pensiero venga intaccato da altri fattori, al bene comune come soluzione ultima dei problemi?

Anziché dover essere sempre così egoisti e arroganti verso questo dono che ci è stato fornito, ovvero, la nostra esistenza stessa!

TRISTE VERITA’
Trovo che chiunque la pensi diversamente, sia in realtà privo e ineducato su certi valori. Fondamentale è l’ascolto che deve essere colmo di rispetto e privo di pregiudizi, carico di stima e curiosità verso un’altro punto di vista e assolutamente caratterizzato dall’assenza di ogni competizione che potrebbe avere la meglio sul dialogo. Trovo oltretutto, che la competizione in realtà sia un fattore costante, eterno e in grado di generarsi da ogni tipo di reazione, ma spesso, è orientato nel verso scorretto, ovvero, la competizione a volte si orienta più sull’avere la meglio sui dialoghi, che sui dialoghi stessi, ho l’importanza che aveva l’esito del dialogo. Essa dovrebbe generarsi tra noi e la vita stessa, tra noi e il sapere, dovremmo voler vedere quanto oltre con la nostra propria immaginazione possiamo arrivare ogni giorno che vediamo tramontare.

STRUMENTO ETERNO
Le parole sono senza dubbio lo strumento eterno che mai potremmo dare per disperso, imparare ad utilizzarle nel modo coretto e impare a maneggiarle a nostro discapito, è necessario e fondamentale per la nostra esistenza.
Da un lato per saper essere in grado di esprimere al meglio i nostri pensieri, e, dall’altro per saper rapire l’attenzione di chi ascolta, o non sta ancora ascoltando, per capire come avvicinarci a esse, attraverso differenti tipi di approccio, spesso ci sono persone che si trovano in difficoltà ad esprimersi ma se riuscissimo a metterle a proprio agio, (un fattore importante a parer mio è prestare attenzione al tono di voce che si utilizza), anche lo scrigno più antico e impolverato al suono della melodia corretta si schiuderà.
Per questo è triste pensare di avere uno strumento alla portata di tutti, in grado di rivoluzionare qualsiasi situazione e non abbiamo ancora imparato ad utilizzarlo nel modo corretto.
Forse dovuto al fatto che dovremmo tramandare questa importante funzione di generazione e generazione e sperare che ci sia sempre qualcuno che tiene a tutta la nostra esistenza.
Non so, forse creare questa aureola morale attorno a questo strumento, e proteggerla fino alla fine, evitare che venga intaccata da fattori come le pressioni sociali, oppure dai nostri stessi sentimenti e istinti animali che ci compongono, così da cercare la nostra stessa speranza in una cosa che tutti possiamo avere, concentrarci su essa e trovare come scopo e fine ultimo, quello di riuscire a comunicare gli uni con gli altri in modo costruttivo così da poter ottenere un fascio di menti stimolate e brillanti che spronano il prossimo e si ispirano al progresso di questa lunga ricerca che l’uomo da tempo si pone sulla verità della vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *