L’Uomo Nasce Mercante

Archivio Storico - Accademia Nazionale di San Luca

Un Racconto in Due Parti di Lorenzo Grossi

Cari lettori, ho da ammettere che sono più che contento di trovarvi qui. Il fatto che vi siate fidati delle parole di un piccolo archivista, di un piccolo paese sperduto,  mi conferma che forse la speranza che le storie degli uomini non vengano dimenticate ancora può considerarsi accesa. Riporto di seguito parte dell’ultimo paragrafo dello scorso articolo e la seconda parte del racconto, augurandovi una buona lettura.

Le ombre della stanza lo avvolsero e si nascosero dalla luce della luna piena. Questa si rifletteva sul vetro dei mobili e sulle monete di epoca romana: gli occhi degli imperatori illuminati dal chiarore bianco gli parvero osservarlo per un istante, mentre le scritte latine sembrarono incidersi una seconda volta sulla superficie metallica. Tra quelle monete sapeva esserci dei falsi, ma pensò che la loro manifattura fosse così realistica, che li comperò lo stesso come omaggio agli uomini che resero grande la terra amata. Osservare tutti quei volti gli conferiva un senso di immortalità, e lo riempiva di quel delicato amore che mostrano le bestie per i cuccioli, gli artisti per l’arte, e le madri per i figli. Si coricò sotto le coperte e cadde in un sonno profondo.

Aprì gli occhi. L’oscurità lo circondava. Alzandosi dal letto, si sorprese di quanto il suo corpo fosse leggero e i suoi occhi riposati, nonostante la luna permeasse nella stanza come prima del riposo. Non comprese la ragione di quella interruzione improvvisa del suo sonno, né la ragione di quel desiderio di alzarsi e guardare di nuovo i volti dei Quiriti. Quel sospetto viscerale si rivelò veritiero: tutti i suoi ori e argenti erano scomparsi. Affannato dallo stupore, controllò nel baule e non trovò nemmeno l’ombra dei suoi preziosi fiorini. Mise la testa fuori dalla finestra, e scorse le vie di Firenze addormentate. Si sedette sul letto, le dita delle mani intrecciate l’una nell’altra, i pollici alle labbra, lo sguardo piantato al suolo. Non si chiese come un ladro fosse potuto entrare, ma cosa avrebbe fatto adesso che, squattrinato, doveva notificare la famiglia dell’accaduto. Avrebbero preso il mascalzone che lo aveva derubato, ne era certo. Prima che potesse formulare un altro pensiero, una voce tuonò da oltre la porta:
<<Giovanni! Sei stato chiamato dal Signore, questa è la notte del tuo risveglio tra i beati!>>
“Oltre il danno la beffa!” pensò, e iniziò a gridare:
<<Accorrete! Sono stato derubato! Il ladro è ancora qui!>>
<<Giovanni, piccolo agnello, la tua voce è udita solo dall’intelligenza del cielo: chi ti ha derubato ha preso anche la tua vita, vedrai tu stesso il sangue lasciato dal tagliagole tra le lenzuola del tuo giaciglio.>>
Un profondo senso di terrore corse per la sua spina dorsale, e giratosi di scatto notò le macchie scarlatte coprire le lenzuola bianche. Il suo sguardo rimase inchiodato su quel abisso rosso come davanti a un pozzo senza fondo. Un profondo senso di impotenza lo abbatté, e nella sua mente scomparvero per un istante tutti i suoi pensieri.
<<Giovanni, non disperare! Lascia le tue preoccupazioni terrene al mondo terreno, oltrepassa questo varco, ed io, il figlio del Signore, ti accompagnerò verso la beatitudine nella morte come già ho fatto nella vita.>>
<<Così sono morto stanotte..?>>
<<Hai lasciato le tue spoglie sotto questa luna, ma non significa che verrai dimenticato o che non potrai riposare tra i cieli con me e i tuoi antenati.>>
Ancora lo stupore non lo aveva abbandonato: le monete romane, i fiorini, il suo stesso sangue strappati a lui in poche ore. Nella stanza, non vedeva altro che cose trafugate dalla sua vita. Come l’uomo che rimuove dagli arredi le immagini di un’amore ormai lontano, senza saperlo, anche Giovanni cominciò a spogliare la sua mente di tutti quei ricordi che gravavano i suoi pensieri, rivivendoli uno ad uno.
<<Capisco… allora aprirò la porta e mi unirò a te… tanto, non c’è niente che mi rimanga qui ormai…>>. Tanto era lo sconforto, che non parve riconoscere la sua stessa voce.
Alzatosi dal letto, osservò un’ultima volta la sua stanza e si avvicinò alla maniglia dell’ingresso. Posò la sua mano su di essa, e pensò che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe sentito quel metallo così familiare, duro, sul quale i muscoli si distendevano come su un materasso. Un altro pensiero lo fermò prima di girare il polso, e lo proferì quasi in un sussurro:

<<Come sono certo che ci sia il Salvatore oltre questa porta?>>
<<Dovrai aprirla.>>
Levò le dita dalla maniglia e fece un passo indietro.
<<No, no, no, dietro questo legno c’è la bocca di Lucifero! Non mi farò tentare dalle tue belle parole, rimarrò in questa stanza finché non riceverò la chiamata del Signore in persona!>>
<<Giovanni, piccolo agnello, la stai ascoltando in questo momento, non farti illudere dal sospetto: la fede è tutto ciò di cui hai bisogno.>>
<<La fede, la fede! Persino gli usurai parlano di fede quando devono sbrigare i loro affari! No, no, no, fin quando non avrò una prova chiara della tua santità, me ne rimarrò qua e non muoverò un dito.>>
<<Ma Giovanni, che senso avrebbe allora rispettare i principi della fede e provarsi valorosi in essi, se si ha la sicurezza di un compenso? Non si tratterebbe di un codice di leggi piuttosto che di valori?>>
<<Per quanto mi riguarda, io sto resistendo alla tentazione. Sto aspettando l’inconfondibile chiamata divina, come in vita.>>
<<Il tuo desiderio di scoprire la verità e la tua determinazione ad accettare solo Dio è ammirevole, Giovanni, ma io sono Lui, e ti basterà aprire questa porta per vederlo con i tuoi occhi.>>
<<O, Lucifero, sei astuto! Vuoi che giri la maniglia per provare inequivocabilmente che ho ceduto alle tue parole! Quale superbia, vedere Dio! Conosco bene il tuo mestiere, Satana, di contratti e accuse ho studiato anni e anni della mia vita!>>
<<Credo ancora nella tua fede, Giovanni. I meccanismi di cui parli appartengono al mondo dei mortali, che questa notte hai abbandonato. Se le mie intenzioni fossero malevole, la voce del Signore ti avrebbe avvertito prima del tempo, ma dato che il Suo verbo è il mio, non hai ragione di spaventarti.>>
<<I dubbi che mi chiedi di trascurare, satanasso, erano di fatto le parole del Salvatore, ma lui saprà che gli sono stato fedele, e non mi getterà tra le fiamme del tuo regno!>>
<<Il sospetto, Giovanni, appartiene al mondo degli uomini, dove Lucifero tenta i miei figli e li persuade lontano dal cammino dei beati e dei martiri. Non ascoltarlo! Io sono il Cristo e il tuo pastore, oltrepassa questa porta e ti unirai a me. Cerca nella profondità del tuo cuore la forza e la fede.>>
<<Adesso ti atteggi come uno dei tanti truffatori accanto al mio banco: mi chiedi di scegliere tra tre carte, ma il gioco è truccato! Devi essere stato tu ad averli ammaestrati a compiere quei crimini!>>
<<Gli uomini decidono per sé Giovanni, e lo sai bene. Devi decidere adesso se seguire la mia voce o ignorarla.>>

Guardò le assi di legno sotto i suoi piedi per un istante. Gli girava la testa, tutte quelle parole iniziarono a ruotare vorticosamente attorno a lui. La luna risplendeva ancora nella stanza. “Dovrei accettare, tanto cosa ho da perdere?” iniziò a pensare.  

“Il paradiso, dannazione! Non posso lasciare l’eterna beatitudine dietro a una scommessa!” si rispose.
<<Non preoccuparti, figlio mio, giungi impreparato a questa occasione come lo sono stati tutti gli uomini prima di te. Anche il cristiano dalla fede più ferma ha avuto il suo momento di dubbio oltre la vita. Il tuo amore per me e per il Padre, poiché non ha superiori, ti salverà.>>
<<Che sia Lucifero o il Redentore a proferire queste parole, le apprezzo.>>
Rimase in piedi davanti al legno.
“Il diavolo avrebbe già trovato un passaggio logico per farmi credere di essere il Signore, eppure lui non lo ha fatto… dovrei fidarmi per questa ragione? No, tanto è il suo ingegno che potrebbe aver calcolato anche questo, e guadagnarsi la mia fiducia con anche questo stesso ragionamento”.

Non si curò di discutere con l’entità oltre la porta: il silenzio lo aiutava a riflettere.
“Dobbiamo scartare questa linea, dunque. Non devo pensare a quello che avrebbe fatto il Signore, che è imperscrutabile, ma ciò che farebbe Lucifero, i cui obiettivi sono chiari. Una cosa è certa: se giro quella maniglia, sono fregato.”
Non aveva ancora levato gli occhi dall’oggetto metallico.
“Potrei finire tra gli ignavi se non mi decido, che sono di sicuro i più ignobili tra i morti, anche se la loro pena non è tanto terribile. Se aprissi la porta e la voce fosse quella di Lucifero, finirei tra gli eretici, forse. Potrò redimermi di questa decisione se si rivelasse sbagliata? No, il mio tempo per questo dovrebbe essersi esaurito con il mio ultimo respiro.”
Fermò un istante il flusso di pensieri.
Questa realizzazione lo abbatté senza rimedio. Si sedette a terra. “Non importa cosa faccio adesso. Tutto è già deciso. Mi chiedo se il mio trovarmi qui, davanti a questa porta, sotto questa luna, sotto il giogo di questi dubbi, fosse anch’esso già determinato.”
Si scrollò di dosso quel dubbio, che trovò ormai di seconda importanza.

“E così sono crepato nel sonno…” guardò i palmi delle sue mani.
“Queste mani non hanno toccato abbastanza, queste orecchie ascoltato tutta la musica del mondo, questi occhi pianto tutte le lacrime del mio dolore e la mia bocca non ha ancora esalato tutti i suoi sospiri!”
<<O essere oltre la porta, perché sei così crudele nel chiedermi di seguirti, quando tra i mortali ho ancora da vivere il mio tempo?>>
<<Il Signore ha costruito l’aldilà per compensare questa sofferenza, Giovanni, sebbene nella sua infinita conoscenza Egli sappia che nemmeno le dolcezze più divine possano colmare la misura del tuo dolore.>>
<<Ma il mio paradiso è qui! Questa terra colma di piacere e sofferenza: la mia vita! Non voglio nessun Eden, io voglio il mondo dei mortali! E ne voglio venti, cento, a migliaia!>>
<<L’immortalità non è permessa tra gli uomini per le ragioni che già conosci, figliolo. Tra gli uomini che sono passati al regno del Salvatore, tu devi essere quello più pervaso dal tragico amore per il mondo terreno.>>
<<E non voglio nemmeno parlare con i santi uomini dalla voce che risuona più forte delle onde sulle scogliere! Io voglio ascoltare i sussurri, i rumori imperfetti e le note mancate delle melodie, voglio ascoltare le lacrime di una gioia destinata a svanire, e di un dolore che pare non finire mai! Perché sei così crudele? Perché mi strappi dal mio amore più profondo?>>
Con queste ultime parole, Giovanni fu colpito da una tragica e definitiva realizzazione.
Arrestò subito il suo respiro.
<<Non parlare, Giovanni. Il tuo silenzio già suggerisce che tu ti penta di aver pronunciato queste ultime parole.>>Il silenzio dominava Giovanni anche nei suoi pensieri. 

<<No. Non intendo rimangiarmi ciò che ho detto, la cosa più sacra pronunciata sotto questa luna. Se tu sei Lucifero, non posso che elogiarti per avermi ingannato là dove la ragione non poteva dominare sullo spirito. Se tu sei invece il Redentore, allora devi aver perso una pecora dal tuo gregge. In entrambi i casi, le fiamme degli inferi, dove gli altri uomini come me giacciono, mi attendono.>>
Si alzò lentamente, e diede un ultimo, doloroso sguardo alla stanza dietro di lui. La luce lunare tagliava l’aria con le sue lame argentate, i riflessi si perdevano sulle pareti con le loro forme perfettamente distorte, e la macchia di sangue sul letto si espandeva lentamente su tutte le lenzuola nel silenzio di quell’aria. Tutta la discussione, il rumore e le grida della notte non parvero alterare in nessun modo l’ordine delicato di quelle cose tanto fragili. La maniglia parve brillare in una debole fosforescenza, tranne che per un tratto che presentava un crocefisso.
Pose finalmente il palmo sul ferro, lo girò con uno scatto, e vide.

La porta tirata dal polso di Giovanni allargava lo spiraglio muovendosi davanti a lui. Lo spazio dietro le assi di legno era immerso in una luce accecante, immensa e avvolgente. Oltre la soglia, non parve esserci altro che il bagliore, che lo investì come nulla fece prima d’allora. Rilassò gli occhi e mise il capo al di là della camera, vedendo adesso nient’altro che quella luce vibrante. Pianse, e volle piangere, ma invece di proferire una parola, rimase in silenzio, contemplando la perfezione che si rivelava adesso a lui. Avanzò oltre la soglia, e sentì la porta alle sue spalle chiudersi con l’ultimo spiraglio sulla stanza. Ad ogni sospiro di stupore, esalava un pensiero che non gli apparteneva più. Un battito armonioso rimbombava nelle sue orecchie, vibrava con lui, e scuoteva con ogni colpo la sua gola. Allargò le braccia, come per stringere tutto quel bagliore, e non seppe riconoscere dove fossero i suoi polsi. Lentamente, si confuse con il resto della luce.
Giovanni si unì definitivamente con il suo amore più profondo.

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