Escludendo la musica fluida, termine con cui si indica la musica digitale presente sulle piattaforme di streaming, vi sono stati vari supporti fisici per la musica, alcuni fallimentari, come i minidisc, e altri accolti calorosamente dagli audiofili come i blu-ray o, ancora prima, le musicassette, ma i due grandi eterni rivali rimangono loro, il disco in vinile e il compact disc: quale dei due è più fedele nella riproduzione della musica registrata?


Compact Disc

Il CD nasce nel 1986 inventato dagli ingegneri di Philips, ha una superficie di alluminio dove viene registrata e depositata la musica. Questa superficie è composta da linee e punti che corrispondono a dei bit, sequenze criptate di numeri 1 e 0. Il processo è lo stesso su cui si basa la natura digitale con cui vengono prodotti film, televisori, fotografie e altri numerosi media.

frame dello spot americano “Introducing the amazing Compact Disc”. 1982

Il funzionamento avviene attraverso un convertitore posizionato dopo l’entrata analogica (nel nostro caso il suono) che converte in digitale, si forma una sequenza di numeri che viene trasmessa nuovamente come digitale con un secondo convertitore, riportando il file digitale in analogico, processo più semplice da capire se si pensa alle fotografie digitali.

Questo doppio processo di conversione è l’accusa che si fa al CD, perché questi passaggi potrebbero far perdere qualche frequenza poiché da “reale” diviene digitale per poi tornare al reale e non sempre ci si fida dei numeri.

Analogico e Digitale - Polpetta Mag


Disco in vinile

Nel vinile la musica è riprodotta in maniera analogica tramite dei solchi dove scorre una puntina che li traccia e segna letteralmente delle incisioni,”cut” nel gergo, che porta la musica dall’incisione fino alle nostre orecchie, ma, al contrario della semplicità della produzione di un CD, questa del vinile richiede numerosi e complessi passaggi. L’incisione viene fatta da dei tecnici specializzati usando il nastro, essendo in ambito analogico, e arrivare alla prima lacca è un procedimento complesso.

Il cut viene fatto da un tornio con la punta di diamante che incide la prima lacca con il suono proveniente dal nastro e che deve essere amplificato per dare modo alla puntina di ricevere tutte le frequenze . Questo forma delle onde sonore larghe o strette a seconda del volume e più o meno frequenti a seconda della frequenza. Il lato destro e sinistro dell’incisione saranno esattamente come il lato destro e sinistro che sentiamo quando il vinile è nel giradischi.

registratore a nastro analogico

 

Problematiche di qualità

Il lavoro di incisione è a metà tra l’artistico e il tecnico e talvolta sono i tecnici incisori a scegliere la lunghezza finale dei lati del disco e in che ordine incidere le canzoni, a discapito del produttore o dell’artista stesso. Questo accade perché sanno che la qualità migliore del disco risiede nella parte esterna, mentre quella interna è solitamente quella di qualità peggiore: infatti in alcuni dischi di alta qualità si cerca di non incidere nella parte interna. 

processo di pulizia

 

manifesto della Columbia in cui si pubblicizza il rivoluzionario LP

Questa caratteristica è data dal solco che troviamo nel disco stesso: tornando indietro ai primi LP sviluppati  dall’inventore Emil Berliner, dobbiamo ricordare che erano in gommalacca, materiale molto più duro e arrivano alla durata di 6 minuti circa; questi erano in 78 giri, ovvero 78 giri di disco al minuto.

Più avanti, soprattutto grazie ai tenori Italiani, i dischi diventano popolari e ricercati; le industrie Americane necessitano di dischi più leggeri, economici e più resistenti, cercando di allungare il più possibile la durata di ascolto.

La Columbia Records nel 1948 crea il nuovo standard del disco musicale, una tipologia di disco che suoni più a lungo: il Long playing, da qui il nome LP.

Da lì in poi i dischi iniziano durare 20-25 minuti grazie ad un trucco: l’equalizzazione RIAA (Recording Industry Association of America). Questa però è un equalizzazione estremamente pesante, che toglie molte basse frequenze, ed enfatizza eccessivamente le alte. Questo porta i dischi ad avere solchi meno profondi e larghi e quindi all’incisione di molti più cut in un solo lato. Questa estrema equalizzazione però viene regolata da un altro equalizzatore presente all’interno di ogni impianto hi-fi prodotto dopo l’ inserimento nel mercato del RIAA che fa l’opposto, riportando le basse e alte frequenze al loro posto.

Logo originale RIAA

Come si stampa un LP

Dopo che i tecnici incidono la prima lacca o matrice, (la prima stampa) la coprono di vari prodotti chimici alternati a immersioni in liquidi a base di nichel fino ad ottenere un negativo del disco in metallo, rischiando ovviamente di compromettere le incisioni.

Data la necessità di stampare velocemente più copie possibili, dal negativo viene creata un’altra matrice, che a sua volta sarà la base dei primi 15-20 master di stampa, cioè i dischi di maggiore qualità: è infatti anche per questo motivo che i collezionisti ambiscono alle prime stampe di un LP.

Una matrice è in grado di arrivare fino ad un migliaio di stampe di un disco in vinile, per poi iniziare a deteriorarsi. Ciò significa che le ultime copie di una matrice sono sempre di qualità inferiore rispetto alle prime.

Una problematica è anche quella dei macchinari che producono i dischi che, nonostante il loro ritorno sulla cresta dell’onda, rimangono fatti con gli stessi macchinari degli anni ’50 e ’60 tranne pochi casi rari.

stampa in negativo della matrice

La stampa del vinile

Il processo della stampa del vinile è un processo di bassa tecnologia, oggetto di molte variabili che possono riguardare il tipo di pasta usato, la pressione e la velocità del macchinario.

Per quanto sembri banale, anche il foro al centro del disco può essere manomesso, cosa che è possibile vedere da noi osservando l’ LP sul giradischi e notare che alcuni di questi oscillano ai lati. I dischi in vinile sono fatti in termoplastica e vengono prodotti ad una temperatura di 180°C, ciò significa che dobbiamo stare attenti anche alla temperatura con cui ascoltiamo i nostri dischi, che rimarranno fedeli alla registrazione solo per il primo ascolto, dato che già dal secondo vi è un solco in più su tutta la superficie, creato dalla puntina del nostro stesso giradischi.


Nonostante tutti questi difetti e queste problematiche legate alla qualità della riproduzione, migliaia di ascoltatori preferiscono di gran lunga ancora il vinile  per tutto il processo che sta attorno all’ascolto stesso, cioè inserire la puntina, aspettare fino alla metà dell’LP e cambiare lato, quasi come un rito; c’è chi invece preferisce il CD, sia per la comodità del salto dei brani a piacimento, sia per godersi la musica senza dover stare attento alle tante cure richieste dal disco in vinile. 

Quindi per la domanda iniziale, dipende dal tipo di ascoltatore che si è: Siamo disposti a sentire la digitalizzazione di una canzone in comodità o preferiamo nonostante i segni inevitabili d’usura, il caro e vecchio vinile?

 

 


 

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