Lo specchio è un oggetto che appartiene alla nostra quotidianità e lo incontriamo più volte nel corso delle nostre faticose giornate da studenti e studentesse: da quando ci laviamo la faccia al mattino al momento in cui, la sera, spremiamo il tubino del dentifricio sullo spazzolino da denti. Lo specchio mostra il riflesso delle cose e permette a noi stessi di guardarci negli occhi, stimolando involontariamente una ricerca più intima ed emotiva. Occorre comunque fare un salto sulla Treccani per avere una definizione più chiara e priva di divagazioni filosofiche: con il termine specchio si può parlare di una qualsiasi “lastra di vetro alla quale, tramite un processo di verniciatura, viene fatto aderire un sottile strato metallico la cui superficie lucida, che è vista attraverso la lastra stessa, riflette la luce e fornisce quindi un’immagine riflessa degli oggetti illuminati; è usato normalmente per la cura della propria persona, per truccarsi e pettinarsi, o quando si scelgono i capi di abbigliamento, e può essere di forma e dimensioni molto varie, soprattutto come oggetto di arredamento, autonomo o incorporato in un mobile”.
Lo specchio è un oggetto essenziale perché senza di lui l’essere umano non potrebbe conoscere le proprie fattezze e indagare sul proprio “Io”. Il nostro amato vetro riflettente fa la sua prima comparsa nell’Antico Egitto, per poi diffondersi presso gli Etruschi, i Greci e i Romani; la sua lavorazione si svilupperà nel Medioevo con epicentro a Venezia.
Dopo questa breve parentesi storica possiamo analizzare cinque opere d’arte realizzate in periodi storici diversi, in cui però lo specchio è uno degli elementi cardine della rappresentazione (se non il vero e proprio protagonista).
“Decorazione parietale dalla Villa dei Misteri”, I secolo a.C., Pompei.
Nella magnifica sala del triclinio della Villa dei Misteri a Pompei è ancora oggi conservato un ciclo di affreschi raffigurante dei riti misterici. Le scene, molto probabilmente legate ai riti in onore del dio pagano Bacco, alludono alle procedure di preparazione di una fanciulla al suo primo rapporto sessuale. In una scena vediamo la ragazza che, intenta ad acconciarsi, si guarda in uno specchio sorretto da un tenero amorino.
Jan Van Eyck, “I coniugi Arnolfini”, 1434, olio su tavola, National Gallery, Londra
Il ritratto eseguito dal fiammingo Jan Van Eyck ha come protagonisti il mercante lucchese Giovanni Arnolfini e sua moglie Costanza, trasferitisi a Bruges a partire dagli anni venti del Quattrocento. Per parlarvi bene e in maniera completa dell’opera conservata alla National Gallery di Londra ci vorrebbero un centinaio di articoli e anni di ricerca approfondita sull’arte fiamminga: mi limito a farvi notare che sul muro di fondo è presente un particolare specchio rotondo che riproduce con precisione gli elementi presenti nella stanza, donando all’opera un senso di profondità e prospettiva, seppur ancora costruita in maniera empirica e con punti di fuga diversi.
Parmigianino, “Autoritratto entro uno specchio convesso”, 1524, olio su tavola convessa, Kunsthistoriches Museum
Il dipinto è un autoritratto dell’artista attraverso il quale voleva dimostrare la sua bravura nell’arte della pittura. L’olio su tavola è stato realizzato con l’intento di riprodurre l’effetto di uno specchio convesso: la mano in primo piano e la finestra dello studio sono deformate da questo artificio. Il bellissimo autoritratto del Cinquecento, se ci pensate bene, è una rappresentazione che non si allontana di molto dai grandangoli o i “fish-eye” che utilizziamo oggi con i nostri smartphone.
“Venere allo specchio”, Diego Velázquez, 1648 ca, olio su tela, National Gallery, Londra
Il dipinto dello spagnolo Velázquez è stato molto probabilmente prodotto durante un suo soggiorno romano e rappresenta la dea della bellezza che si guarda in uno specchio sorretto da un amorino. Il dipinto è stato danneggiato da una suffragette nel secondo decennio del XX secolo come segno di protesta per l’arresto di Emmeline Pankhurst, fondatrice della Women’s Social and Political Union.
Giovannni Boldini, “La Toilette” o “Giovane donna in déshabillé con uno specchio”, 1880 ca, olio su tela, collezione privata
La ragazza in sottoveste di Boldini è un vero e proprio inno alla sensualità. I colori vivaci e l’incarnato molto tenero fanno di questa fanciulla una vera e propria icona dell’arte italiana della seconda metà dell’Ottocento e il traguardo ideale di questo nostro percorso tra gli specchi dipinti dai protagonisti dell’arte.