Scommessa vinta. Potrebbe essere questo in maniera telegrafica il riassunto di una delle edizioni della kermesse tra le più contestate, la quale però ha ribadito ancora una volta un concetto chiave: il potere della musica vince su tutto, sempre. Questo per la gioia di Amadeus e Fiorello, annunciati alla vigilia come vittime sacrificali, ma in realtà usciti da una settimana devastante con una marea di complimenti ed una consapevolezza; fare spettacolo in sicurezza è possibile anche in questo periodo, basterebbe trovare la necessaria volontà politica.

Ecco, è stata proprio questa la chiave di volta di uno dei Sanremo più “chiacchierati” della storia. “È una follia salire sul palco dell’Ariston senza pubblico”, “boicotterò la kermesse per rispetto dei membri del mondo dello spettacolo che non lavorano da mesi”, o ancora “Non ho mai guardato un solo minuto di quel terribile carrozzone”: queste alcune tra le frasi più gettonate ripetute senza ritegno da coloro i quali avrebbero preferito che, vista la situazione, anche il festival della canzone italiana si fermasse.

Una presa di posizione sicuramente argomentabile, ma che probabilmente non tiene conto di diversi fattori. In primis, infatti, Sanremo 2021 ha permesso di portare la voce degli artisti del mondo dello spettacolo “ai box”, dove mancava da ormai da davvero troppo tempo a causa del Covid. Inoltre la kermesse ha divertito milioni di famiglie italiane, permettendo loro almeno per qualche ora di non focalizzarsi sul terribile periodo che stiamo vivendo.

Tutto questo, come dicevamo, è stato possibile anche e soprattutto grazie ad Amadeus e Fiorello, i quali non hanno esitato di fronte alla proposta dei vertici della Rai. Canzoni destinate a risuonare in radio per molti mesi, una competizione avvincente, ospiti da capogiro nonostante le restrizioni e tanto altro ancora: la vittoria ottenuta è da attribuire principalmente forse proprio al conduttore artistico, affiancato ancora una volta dal comico siciliano il quale, nonostante l’assenza del pubblico, è riuscito a far divertire tutti i presenti e non solo.

Passiamo ora però ai cantanti e alle canzoni in gara. La settantunesima edizione del festival di Sanremo è stata vinta dai Maneskin, band romana formata da Damiano David (voce), Thomas Raggi (chitarra), Victoria De Angelis (basso) ed Ethan Torchio (batteria). Nonostante il gruppo avesse un consenso abbastanza ampio tra il pubblico, questa vittoria ha davvero sorpreso, lasciando tuttora increduli molti fan.

Le canzoni d’amore più soft non mancano infatti nel repertorio dei “Chiaro di Luna” (questa la traduzione di “Maneskin”) e, per ricordarne alcune,  sarebbe sufficiente ripensare ad uno dei loro più grandi successi intitolato “Torna a casa”, oppure a “Le parole lontane”, pezzo contenuto nel loro primo album. Per questo Sanremo però la band ha deciso di prendere una direzione completamente opposta.

Al contrario dei brani in testa alla classifica durante le prime serate del festival (quali quelli di Ermal Meta e Annalisa, per citarne alcuni), non si può certo definire “Zitti e buoni” come sanremese: la vena irriverente, caratteristica del gruppo già dai tempi della partecipazione a X Factor, è tornata infatti prepotentemente alla ribalta partendo dal testo della canzone, passando poi per i vestiti ed il trucco sfoggiati nelle varie esibizioni e per finire con la musica stessa (in cui si può vedere un maggiore spazio lasciato alla chitarra rispetto alle canzoni precedenti, dove sono quasi assenti parti esclusivamente strumentali).

La novità dei Maneskin sta proprio nel riprendere un genere quale il rock (che, in un contesto musicale in cui vanno per la maggiore elettronica ed effetti di vario tipo, è quasi caduto in disuso perchè considerato appartenente al passato) per proporre una musica più cruda ma non per questo meno pensata o efficace.

La band romana non è però stata la sola in “in gara” ad essere degna di nota. Altri artisti si sono esibiti riscontrando un grande consenso oppure, come purtroppo spesso accade, anche numerose critiche. Rientrano per esempio in quest’ultima categoria Francesco Renga, Aiello e Lo stato sociale.

Il primo, cantautore cinquantaduenne alla sua nona presenza al festival, ha infatti deluso i suoi fan non soltanto con una canzone non troppo impegnata, ma anche con diverse performance non all’altezza di quanto ci si poteva aspettare da uno come lui. La sua interpretazione, benché la sua intonazione sia stata ottima, è stata al limite della noia. Una canzone davvero poco appassionante.

Aiello invece, al suo debutto in gara, si è presentato con un brano orecchiabile, ma alzando davvero troppo il tono della sua voce. In certi sprazzi l’artista ha addirittura reso l’ascolto della sua canzone difficoltoso a causa dei suoi acuti presi in maniera errata e stonata. Per fortuna del cantante calabrese si è svolta anche la serata delle cover, occasione che gli ha permesso di esibirsi con “Gianna”, cavallo di battaglia del suo conterraneo Rino Gaetano, uno delle canzoni simbolo degli anni ’70. L’esibizione è avvenuta insieme al rapper milanese Vegas Jones ed è stata molto interessante in quanto i due hanno saputo modernizzare al meglio un brano appunto di un’altra epoca.

Le grandi aspettative nei confronti dei “Lo Stato Sociale” hanno invece offuscato il loro testo un po’ troppo semplice, anche se è necessario ribadire quanto le loro prestazioni siano risultate sempre  molto simpatiche e divertenti.

Parliamo adesso degli ospiti che hanno calcato il palco dell’Ariston, i quali sono stati davvero numerosi. Ricordiamo ad esempio Ibrahimovic, il quale è stato al fianco di Fiorello e Amadeus nella conduzione del festival ed è riuscito a farci divertire ogni sera.

Degna di nota è stata anche la partecipazione femminile: Matilda De Angelis ed Elodie sono state chiamate come co-conduttrici, mentre Laura Pausini è tornata sul palco di Sanremo con “Io sì (seen)”, canzone da poco vincitrice di un Golden Globe. Non sono mancate poi nemmeno Ornella Vanoni e Loredana Bertè, artiste navigate sembrate però ancora lontane dal dire addio allo spettacolo, le quali hanno presentato al pubblico un insieme dei brani che le hanno rese celebri, oltre ad un nuovo singolo a testa.

Chi però ha fatto più parlare di sè è stato certamente Achille Lauro. Ospite fisso di ciascuna puntata, ogni sera il cantante ha portato un’esibizione unica, caratterizzata da look e scenografie stravaganti e portatrice di un messaggio di libertà (sessuale e di genere ma non solo). Questo atteggiamento “politically incorrect” non ha mancato di irritare il pubblico più tradizionalista, arrivato addirittura a muovere accuse di blasfemia e rendendo quello di quest’anno uno dei festival di Sanremo più discussi.

Si è così conclusa con ottime percentuali di share la settantunesima edizione del festival della canzone italiana, capace di resistere brillantemente al periodo pandemico, permettendoci di concludere questa riflessione con una certezza: nulla potrà mai far perdere alla musica la sua forza.

  • a cura di Gabriele Dorati, Francesca Florenzo e Luca Greppi

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