Negli ultimi due anni, come ben sappiamo, la salute mentale collettiva è stata duramente messa alla prova dalla pandemia. In molti casi ‘l’angoscia da Covid’ ha lasciato spazio a disturbi post traumatici da stress, disturbi d’ansia e depressione. Tuttavia, molte persone hanno lamentato una strana sensazione di vuoto e demotivazione. Gli psicologi hanno classificato questo fenomeno come ‘languishing’, che significa ‘languore’.
Si tratta di una condizione psicologica che provoca nell’individuo uno stato di ‘torpore emotivo’ che si manifesta con un totale disinteresse per la vita e mancanza di scopo. L’apatia provocata dal languishing può essere talmente distruttiva da portare l’individuo ad abbandonare tutte le attività quotidiane, perfino il lavoro. La condizione opposta al languishing è invece conosciuta come flourishing ed è assimilata a un funzionamento emotivo ottimale.
Secondo una ricerca scientifica, su 85,9% di individui che non hanno manifestato sintomi depressivi, in 12,1% sono stati segnalati comportamenti riconducibili al languishing; su 14,1% di individui che hanno avuto episodi depressivi 4,1% ‘languivano’; infine, il 28% degli individui con languishing hanno manifestato disturbi depressivi. Tali risultati ci fanno capire che una situazione di disinteresse e mancanza di vitalità predispongono l’individuo a sviluppare un disturbo depressivo. Tuttavia, molte ricerche hanno dimostrato che le esperienze di flusso costituiscono un fattore protettivo contro il languishing. Infatti, l’interesse immersivo in un’attività specifica distoglie l’individuo dal torpore psicologico.