Andy Warhol, l’artista di cui non ci si libera mai, sempre presente come il prezzemolo, innovativo ed instancabile, rivoluzionò l’arte figurativa regalandoci immortali capolavori quali le rappresentazioni delle Marilyn e dei barattoli Campbell’s.
Bisogna poi riconoscere a Warhol anche grandi rivoluzioni in ambito musicale, cinematografico e letterario. Quando però si parla delle rivoluzioni di Warhol, non si deve pensare a lui in qualità di artista, quanto più di committente. Warhol infatti non rivoluzionò la musica cantando, ma si limitò a mettere la propria firma su qualcuno che lo faceva di mestiere.
Andy Warhol, il Re Mida del ventesimo secolo
Warhol sfruttò il valore della propria firma, del proprio successo al massimo nella sua carriera, facendogli giocare un ruolo centrale. Spesso infatti le sue opere erano frutto di una vera e propria catena di montaggio, rese autentiche solo da una firma. Si può in un certo senso affermare che Andy Warhol sia stato il Re Mida del ventesimo secolo: con il suo tocco poteva rendere oro tutto ciò che lo circondava.
Warhol’s superstars
Quando Andy intercettava degli artisti ancora poco noti, con un potenziale non sufficiente per farli spiccare in proprio, li promuoveva tramite il suo affermato nome. Questo meccanismo favoriva sia gli artisti, che approfittavano della protezione di Andy per farsi conoscere, sia Warhol, che automaticamente veniva associato alle opere di questi.
In questo modo si innescava un circolo per il quale Andy tornava sempre alla ribalta, mentre gli artisti in questione venivano lentamente oscurati dal suo imponente nome.
In the future everybody will be famous for fifteen minutes,
Andy Warhol
Le persone inglobate da questo sistema vengono chiamate ‘Warhol’s superstars’.
Warhol era molto abile nel vendersi e nel farsi pubblicità, tanto che fu uno dei pochi artisti ad ottenere una fama immediata e non postuma .
Sebbene molti di coloro che racchiudiamo sotto il nome di ‘Warhol’s superstars’ siano stati dimenticati, alcuni sono riusciti a discostarsi da lui quel tanto che bastava per costruirsi una propria fama. Tra questi ricordiamo i Velvet Underground e Jean-Michel Basquiat.
Sunday morning
Sunday Morning è il brano d’apertura del più celebre album dei Velvet Underground & Nico. Il disco non ha un titolo e viene dunque chiamato con il nome del suo brano d’apertura. Sulla copertina dell’album, infatti, non compaiono né il nome della band né un titolo, bensì una banana gialla affiancata dalla magnetica firma di Andy Warhol. Le immagini dei membri del gruppo appaiono solo sul retro.
Andy condusse un ruolo importantissimo nella formazione della band: in primis vi aggiunse un membro, Nico (una ragazza che frequentava la Factory, il centro creativo di Andy) che è la voce di alcuni dei brani più iconici del gruppo; e poi li aiutò a spiccare sfruttando la sua immagine. Come abbiamo già detto infatti sulla copertina del disco non compare il nome del gruppo, ma quello di Warhol, tanto che in pochi associano la celeberrima banana alla band, ritenendola semplicemente una delle opere di Warhol, cosa che effettivamente è.
Le collaborazioni di Andy
Warhol non si limitò a promuovere talenti, ma collaborò anche con celebrità già affermate come Mick Jagger ed i Rolling Stones, Aretha Franklin, Liza Minelli, Blondie, Loredana Bertè ecc. Per loro creò alcune delle più iconiche copertine mai realizzate.
Andy Warhol, grazie alle sue opere e strategie, contribuì enormemente allo sviluppo e alla crescita dell’arte del secolo scorso, regalandoci star e capolavori e divenendo uno degli artisti più influenti di sempre. Vorrei dunque concludere questo articolo con un grande e sentito: grazie, Andy!