Shape of You, un singolo d’oro
Il 6 gennaio 2017 Ed Sheeran, in collaborazione con Steve Mac e Johnny McDaid ci ha regalato una delle canzoni più iconiche della sua discografia, 3:53 minuti di puro pop, misto a dancehall e tropical house. La traccia è stata prodotta per metà nello studio di Rokstone a Londra e per metà nel Gingerbread Man di Sufolk.
“Shape of You”, nel giro di qualche giorno, si è aggiudicata la prima posizione nelle classifiche dei singoli di 34 paesi, tra cui la “Billboard Hot 100” degli Stati Uniti. Il singolo è rimasto in vetta per 16 settimane consecutive nella “Canadian Hot 100” (record), per 14 settimane non consecutive nella “UK Singles Chart” e per 12 settimane non consecutive nella “Billboard Hot 100”. Il 10 dicembre 2018, è diventata la prima canzone a raggiungere 2 miliardi di stream su Spotify ed è attualmente la canzone più trasmessa dal 21 settembre 2017. Il capolavoro di Ed è diventato anche il più trasmesso del decennio con 2,4 miliardi di stream.
L’accusa di plagio
Nel 2018 l’artista Sami Chokri (artista appartenente al cosiddetto “grime” un ramo del genere della electronic dance music emersa a Londra nei primi anni del 2000) e il suo co-autore Ross O’Donoghue avevano rivendicato la violazione del copyright da parte di Ed Sheeran, accusandolo di aver tratto esageratamente spunto da “Oh Why”. Andrew Sutcliffe, il legale rappresentante di Chokri e di O’Donoghue, aveva etichettato Sheeran come una “gazza ladra”, sostenendo che “copia abitualmente” altri artisti e che era “estremamente probabile” che avesse già sentito il singolo di Sami.
Il verdetto del tribunale
Dopo numerosi anni di processo è arrivata la sentenza da parte del tribunale del Regno Unito, presieduta dal giudice dell’Alta Corte di Londra Antony Zacaroli, “Sheeran, Steve Mac e Jhonny McDaid sono innocenti“. Il giudice ha stabilito che il cantante di “Shape of you” né deliberatamente né inconsciamente ha copiato “Oh Why” quando ha scritto il suo brano nel 2016. La BBC ha riportato anche le motivazioni di Zacaroli: “c’erano chiare somiglianze tra le canzoni, ma tali somiglianze sono solo un punto di partenza per una possibile violazione, inoltre vi sono numerose differenze tra le parti rilevanti delle canzoni”.
L’appello di Ed
Subito dopo la vittoria il cantautore inglese è apparso sui social per annunciare la conclusione del processo e per lanciare un messaggio ai suoi sostenitori.
” Sebbene siamo ovviamente contenti del risultato, credo che pratiche come questa siano troppo comuni ora e siano diventate una cultura in cui si fa un reclamo con l’idea che un accordo renderà molto meno che portare un’artista in tribunale, anche se non c’è alcuna base per l’accusa. E’ davvero dannoso per l’industria del songwriting. Ci sono solo così poche note nella musica pop. E’ inevitabile che accada una coincidenza se, ogni giorno, vengono pubblicati 60.000 brani su Spotify. Non voglio togliere nulla al dolore sofferto da entrambe le parti di questo caso, ma voglio solo dire che non sono un’entità astratta. Non sono una società. Sono un essere umano. Sono un padre. Sono un marito. Sono un figlio. Le cause legali non sono un’esperienza piacevole e spero che questa sentenza significhi che in futuro si possano evitare cause legali infondate come questa.”