“I giovani d’oggi… così sconsiderati e irresponsabili! Teste ribelli, pensano solo a loro stessi. Ragazzi superficiali e poco sensibili”.
Caro lettore, se almeno una volta nella vita hai sentito pronunciare cose simili, bene: sei nel posto giusto. Ti avviso però che questo brano è ricco di personaggi stereotipati che non vogliono in alcun modo riferirsi in maniera specifica a una determinata fascia di persone e bla, bla bla… sostanzialmente: buona fortuna con i sensi di colpa se ti senti chiamato in causa.
Sto parlando del vicino scorbutico del piano di sopra, Piero… sì, proprio quello con la gobba sul naso e il fisico da campione nazionale di soffio sul brodino. Ecco, quante volte abbiamo sentito Piero lamentarsi delle “giovani teste ribelli”? Un centinaio? Un migliaio di volte? E non sto neanche usando l’iperbole, l’unica figura retorica che potrei vantarmi di saper sfoggiare alla perfezione. I due ragazzi che vivono nel condominio di Piero, Lisa e Francesco, passeranno anche intere giornate a giocare alla play e a guardare “La Regina degli Scacchi” (preciserei che non saprete mai chi gioca alla play e chi guarda Netflix, libera interpretazione), ma oltre ad essere due giovani brufolosi, possiedono un mondo interiore gigantesco e tutto da scoprire.
Quindi, per citare gli Ex-Otago in una delle loro canzoni più famose (https://youtu.be/BLNEXYwRMb4), non è vero che “I giovani d’oggi non valgono un cazzo”. Ma anche a causa del periodo COVID questo pregiudizio non ha fatto altro che essere alimentato.
Credo che aspettarsi così poco da noi adolescenti sia molto triste. Per quanto le età dai 13 ai 19 anni siano un periodo di continue scoperte e sconvolgimenti, abbiamo una visione del mondo e un comportamento sociale completamente diverso gli uni dagli altri.
In particolare nell’epoca di internet in cui siamo così abili nell’avere a disposizione il mondo intero con un solo “click”, alcuni di noi riescono a sviluppare più facilmente i propri interessi e passioni e di conseguenza a trovare prima la loro strada.
Bene. Adesso, però, parliamoci chiaro: Lisa e Francesco non sanno chi vogliono essere da grandi… in realtà non sanno neanche bene chi sono nell’immediato presente. Si sentono ripetere così spesso che per non essere superficiali e trovare la propria strada devono essere sé stessi. Perfetto, semplice, problema risolto. Aspetta un attimo, però, ci ragionano per 30 secondi: non sanno cosa vuol dire essere se stessi e sono di nuovo al punto di partenza. Lisa pensa: “Bene, non so chi sono, forse dovrei prima capire cosa sono brava a fare nella vita. Allora… non so cantare, non so ballare, non so disegnare, non so scrivere, non so fare bene alcun tipo di sport. Alla grande!” e Francesco: “Bene, non so chi sono, ma posso dire di essere carino… però non bello, simpatico… però non esilarante, piacevole… però non unico e insostituibile. Alla grande!”
Siamo ragazzi consapevoli di noi stessi e delle nostre capacità perché ogni giorno a causa della televisione, di Netflix, di internet siamo posti davanti a modelli di successo e bellezza irraggiungibili a cui ci paragoniamo costantemente. La nostra è l’epoca dei migliori, di coloro che riescono ad eccellere distinguendosi dalla massa… di conseguenza se tu non ci riesci sei un fallito. Non ci sentiamo mai abbastanza belli, bravi, simpatici, interessanti. Ma abbastanza per cosa? Per chi? Per noi? Per gli altri? “Capirsi e accettarsi per come si è” sembra la soluzione a tutto. Una frase così confortante da pronunciare, da consigliare, da sentirsi dire… o forse no.
Mi chiedo, perché bisognerebbe “accettarsi”? Forse perché esistono canoni di bellezza, prototipi irraggiungibili o il semplice paragonarsi quotidianamente ad altre persone e quindi l’unica cosa da fare è mettersi l’anima in pace, capire di non poter giungere mai a ciò che si desidera davvero e “accettarsi”.
No, non possiamo limitarci ad accettare noi stessi. Credo piuttosto in un volersi bene costante in modo umile, autoironico e irriverente, un bene vero, confortevole e produttivo. Se Piero parla, critica e si lamenta… Lisa e Francesco conoscendo e amando se stessi riusciranno a zittirlo. Zittirlo naturalmente si fa per dire; non provate a farlo davvero a meno che non desideriate ardentemente due calci nel sedere e un insulto in dialetto di quelli che si ricordano fino alla fine dei propri giorni.