Gucci, dal 16 al 22 novembre, ha mandato in onda su Youtube, Weibo e su un sito dedicato all’evento, una miniserie di sette episodi con lo scopo di presentare la nuova collezione dal nome “Ouverture of something that never ended”, che ha come protagonista l’attrice Silvia Calderoni. La serie è co-diretta da Gus Van Sant e Alessandro Michele, direttore creativo della maison. All’interno di essa subentrano vari personaggi importanti come Paul B. Preciado, Billie Eilish, Achille Bonito Oliva e addirittura Harry Styles, che accompagnano Silvia in un flusso di eventi surreali. La serie infatti è colma di momenti lunghi, eventi di routine di per sé insignificanti, quasi pesanti, ma che in realtà sono carichi di valore, quasi come fosse una riflessione su ciò che ci è stato tolto nell’arco dello scorso anno.
Diverse settimane fa, scorrendo nella home di Instagram, ci si poteva imbattere in un IGTV di Andrea Batilla, autore del libro “Instant Moda”, in cui parla del “Gucci fest” in modo davvero interessante. Nella live Batilla esamina episodio per episodio concentrandosi su alcuni punti focali, per esempio, la scelta di Silvia Calderoni come protagonista dell’evento. L’attrice esteticamente è sia molto femminile che, allo stesso tempo, maschile, e questo è sicuramente un buon messaggio per il brand, che riflette e invita a riflettere sull’identità e fluidità di genere ma anche su quanto il modo in cui ci vestiamo aiuti a definirlo.
Il tema nel corso del primo episodio viene affrontato nuovamente, durante lo stretching mattutino di Silvia, attraverso le parole dello scrittore e filosofo Paul B. Preciado il quale si occupa di teoria queer e studi di genere. Il secondo episodio si apre con Silvia che si dirige verso un bar, dove si incontra con la cantante inglese Arlon Parks. All’entrata del bar ci sono molte persone che ballano e si sente un brusio composto da voci doppiate che dicono frasi, apparentemente, prive di senso che danno una nota artificiosa alla scena che continua negli altri episodi, ad eccezione dell’ultimo. L’episodio continua con Arlon Parks che lascia la donna nel caffè, questo per poter fare un giro in macchina nelle strade di Roma.
Nel terzo episodio è invece presente un cambio di scena: Silvia si trova in un ufficio postale per spedire una cartolina. Anche qui si presenta una situazione simile a quella precedente: c’è un mormorio di voci che dicono frasi, apparentemente, prive di senso. Unitamente al mormorio si sente una conversazione telefonica fra il critico d’arte Achille Bonito Oliva e Harry Styles , i quali discutono su quale sia il rapporto di tutte le arti e cosa sta accadendo nel presente. Achille afferma che questa sia un’epoca di mescolanza sotto diversi ambiti culturali come la musica, l’arte e la moda. Interessante è il paragone fra una figura molto alta dal punto di vista culturale e una delle figure pop più importanti del momento.
È poi la volta del quarto episodio, il quale è ambientato in un teatro dove Silvia svolge un provino. In esso è presente un chiaro riferimento all’arte a alla danza contemporanea attraverso la coreografa tedesca Sasha Waltz e la coreografia che si viene a realizzare tramite un groviglio di corpi (come per tornare a toccarsi e stare vicini). Silvia nel teatro viene accompagnata da un attore di teatro americano piuttosto emergente: Jeremy O. Harris, il quale si è occupato di alcuni progetti teatrali contro il razzismo.
Il quinto episodio si apre invece con una veduta del vicinato dall’appartamento di Silvia. In seguito si sentono i tre ragazzi mormorare qualcosa di poco chiaro fra loro per poi mettersi a suonare: Batilla ipotizza che sia un messaggio il quale fa rendere conto dell’incomprensibilità dei giovani visti dalla prospettiva delle generazioni più vecchie. Ad un certo punto, mentre i tre ragazzi suonano, la vicina del piano di sotto li rimprovera chiedendogli di fare meno rumore. Il lungometraggio si chiude dopo l’intervento di Silvia in difesa dei ragazzi.
Il sesto episodio si svolge invece in un vintage store, come a dimostrare che se metto vestiti nuovi in un negozio di quel tipo sembrano di un periodo lontano nel tempo. In esso è possibile riscontrare nuovamente la solita citazione di un gruppo post punk anni ’70. Emerge quindi un’altra volta il paragone di un qualcosa di molto colto comprensibile a pochi in un ambiente pop apparentemente di facile intesa per molti.
Nel settimo episodio vediamo infine Silvia, la quale passeggia per le strade di Roma; arrivata al citofono di un portone legge una poesia all’uomo interpretato dal cantante Lu Han, che la ascolta da dentro casa. C’è quindi un chiaro riferimento all’Asia, luogo in cui il brand è molto apprezzato e compreso. Dopo un giro in scooter per le strade della città vediamo come ci sia una chiusura circolare dello svolgimento dei fatti con il ritorno al volantino che riporta: “In a manner of speaking/I just want to say/That I could never forget the way/You told me everything/By saying nothing”, parole presenti in ogni episodio della serie.
Possiamo concludere dicendo che questo progetto riflette a 360° quello che, ormai dal 2015, è l’universo creativo di Gucci, che dall’esordio di Alessandro Michele, ha alla base l’inclusività, la sostenibilità e la libertà che viene sottolineata dall’estetica gender-fluid.
- a cura di Rebecca Mazzon, Elisa Colombo e Francesca Perrone
Molto interessante, complimenti agli autori !