Il discorso su questo argomento risulta particolarmente complesso, non tanto in sé, vale a dire perché sia difficile parlare di droga, quanto perché è un tema quanto mai ideologizzato. Da tempo infatti è uno dei cavalli di battaglia di movimenti politici quali i radicali o di associazioni che osservatori onesti definiscono “sospette”, pretestuose e nella cui costituzione, nel loro finanziamento e nel vero scopo che si prefiggono sussistono in ogni caso troppi lati oscuri.

Alcuni dati oggettivi. La bibliografia scientifica su questo argomento è concorde sul fatto che (e non potrebbe essere altrimenti essendo basata su dati di fatto) l’uso della cannabis aumenta i disturbi psicotici, il numero dei suicidi, le crisi cardiologiche, aumenta le patologie respiratorie, modifica la normale maturazione cerebrale con conseguente danno della personalità e la diminuzione delle capacità decisionali; altera la percezione e l’interpretazione della  realtà, riduce la capacità di giudizio, il riconoscimento di un pericolo e abbassa la fertilità. Se poi la cannabis è assunta nell’età adolescenziale le conseguenze sono ancora più negative: fra le altre si segnalano il deficit dell’apprendimento, la riduzione delle capacità memoniche e di applicazione, la riduzione del rendimento scolastico ed un consistente aumento di tendenza alla violenza, a scatti d’ira e via enumerando.

I fautori della liberalizzazione della droga, perché non rispondo a questi dati di fatto? È questo quello che viene da domandarsi. Se le conseguenze della cannabis, dimostrate dalla scienza, riducono le capacità umane tanto più in età adolescenziale, è forse voluta la diffusione di questa sostanza così che le persone (cittadino, suddito?) diventino degli zombie che non ragionano più con la propria testa?

Accenno a qualche punto sotteso alla proposta di referendum.                         La motivazione che la cannabis sia reperibile a chi abbia una necessità terapeutica appare ridicola perché, se prescritta da un medico, non necessita di altro. Un altro punto toccato secondo il quale la liberalizzazione ridurrebbe lo spaccio della cannabis è sorprendente: di fatto nei paesi dove è stata liberalizzata l’uso non si è ridotto, bensì è aumentato. La proposta poi di eliminare le pene detentive per qualsiasi condotta illecita mostra il vero scopo della proposta: non liberalizzare la cannabis, ma favorire il consumo generalizzato delle droghe. Si sostiene infatti che ognuno possa fare quello che vuole: e allora che senso ha liberalizzare?

Come accennato poco sopra vi sarebbe ancora molto da dire, sia quanto all’argomento specifico sia quanto alla strategia adottata. Osservatori onesti e corretti hanno appurato in questi ultimi decenni che sono state introdotte  leggi con l’adozione di strategie pretestuose e subdole, quasi sempre giocate su eventuali casi pietosi, come se un particolare equivalesse ad una norma o ad una esigenza generale. È bene sottolineare il fatto che non mi riferisco nello specifico alle rispettive leggi, bensì alla strategia adottata (quanto mai scorretta).

Venendo a noi, mi meraviglio che allievi di una scuola dove si insegnano – fra l’altro – materie quanto mai formative quali la lingua latina (con l’analisi logica), la geometrica euclidea e la storia della filosofia non sappiano ragionare col proprio cervello, accodandosi pedissequamente ad ideologie delle quali ignorano i veri scopi. Risulta dunque appropriato un antico proverbio sabazio: “O c’è ignoranza o c’è malafede: tertium non datur”.

Suvvia, allora, siamo coerenti e consequenziali: se ho ben capito chi sostiene la legalizzazione della cannabis pensa che questa sostanza abbia degli effetti benefici come in fondo tutte le altre droghe fanno: e allora rendiamole obbligatorie!

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