Breve introduzione a Hopper, uno dei grandi artisti del 1900, che purtroppo non si ha la possibilità di approfondire a scuola.
Edward Hopper (22 luglio 1882-15 maggio 1967) è stato un artista statunitense attivo nella prima metà del XX secolo. Appartiene al movimento del realismo sociale, quello che desidera raffigurare la semplice quotidianità della vita americana. Le sue opere possono essere divise in due grandi categorie: rappresentazioni di paesaggi solitari e illustrazioni di soggetti isolati.
Nel 1906 e nel 1909, durante due soggiorni a Parigi, ha modo di entrare a contatto con i lavori dei maggiori artisti della pittura francese recente e contemporanea.
Tornato in patria, passa l’estate del 1912 in Massachusetts. Qui finalmente abbandona le ambientazioni europee e inizia a dedicarsi a soggetti americani, raffigurando soprattutto scogliere e spiagge del New England.
In una fase successiva della sua carriera artistica, si può notare uno stretto legame tra la pittura di Hopper e il mondo del cinema. Non solo perché il cinema in sé è un luogo frequentemente raffigurato nei suoi dipinti, ma soprattutto perché le sue tele sono state anche in grado di ispirare grandi registi cinematografici. Nota è la simpatia che correva tra il pittore e Alfred Hitchcock, che appunto prende ispirazione da molte tele dell’artista.
Di centrale importanza nei lavori di Hopper è la luce. A questo proposito l’artista cita: “Mi interessa più la luce del colore […] Io sono un realista e reagisco ai fenomeni naturali. Come un bambino io percepisco che la luce sulla parte più alta di una casa è differente da quella della parte più bassa […] La luce è per me una forza espressiva importante, ma non ne sono mai del tutto consapevole”.
Hopper nei suoi dipinti non assume il ruolo del narratore, il suo non è un realismo “impegnato”, ma semplicemente raffigura su tela quello che lo circonda, in modo oggettivo, come con una fotografia, fissando nell’opera un attimo di quotidianità. Si può dunque affermare che i suoi quadri mancano di sentimento? Assolutamente no. Isolamento, malinconia, alienazione: queste sono le sensazioni che le sue tele suscitano. Scene deserte, soggetti con lo sguardo vuoto, talvolta più personaggi raffigurati insieme, che però non interagiscono tra loro, rafforzando così il senso di solitudine. I suoi quadri sembrano essere immersi nel silenzio.
Una volta gli chiesero se attraverso i suoi dipinti intendesse comunicare qualcosa al pubblico. La risposta fu che dipingeva solo per se stesso. Era grato se le sue opere riuscivano a comunicare con qualcuno, ma assolutamente questo pensiero non influenzava il suo processo creativo.
Il 1900 è stato un secolo ricco di artisti e movimenti, e purtroppo non tutto riesce ad essere approfondito entro le mura scolastiche. Detto questo spero di avervi incuriosito ed essere riuscita a farvi avvicinare un po’ di più alla vita, e soprattutto alle opere, di questo grande artista.