È ormai sempre più facile e frequente associare la comunicazione di una notizia alla propria interpretazione dei fatti, praticamente includendola nella notizia stessa, anziché garantirne l’oggettività e la piena coerenza e veridicità. Il fenomeno è inoltre particolarmente amplificato dalla grande macchina dei social network e da quella rappresentata da internet, all’interno del quale chiunque diventa un informatore perchè chiunque, grazie ad un semplice tocco, può “dire la sua”.
Il motivo per cui si discorre sul tema riguarda la correttezza di questo fenomeno, che è protetto da un sistema che si fa garante della democrazia e della libertà di parola, anche se poi in realtà spesso appare come uno scudo per nascondere la sua reale pericolosità. Sembrerà scorretto affermare che nel mondo non c’è spazio per l’opinione di tutti, ma non è nient’altro che la verità: il concetto di democrazia è valido, ma inapplicabile ad una società ampia come la nostra.
Il compromesso è ciò che maggiormente caratterizza la democrazia, ma la nega al tempo stesso. Ciò che dico non vuole offendere in alcun modo il signor “Sampdoria_lover_1968”, che nella giornata di ieri vi sarà probabilmente apparso nella home di Facebook con una dichiarazione davvero imperdibile: “Appena lavato il camion, e se ho tempo mi lavo anche io”.
Il signor “Sampdoria lover” è stato gentile a condividere un così bel momento con noi, ma immagino che non tutti abbiano il reale desiderio di sapere che una persona abbia lavato il suo camion, tantomeno se ad essere pulito è il camion e non lei. La quantità di queste micro-informazioni che quotidianamente vengono scambiate sulle piattaforme social, costituisce buona parte di ciò che si verifica al loro interno. Del resto sarebbe impossibile classificare tutto ciò che avviene appunto sui social network, ma un fenomeno preoccupa particolarmente, ormai, tanto da rendere la tanto discussa democrazia dei social un’arma a doppio taglio: le fake news.
Una notizia falsa non è una novità, ma con i potenti mezzi comunicativi odierni rischia di affermarsi come novità la sua potenziale pericolosità, che può ormai creare disordini non di poco conto, in una società. La velocità di diffusione e anche la frequenza del fenomeno, sono appunto la “novità” della falsa notizia, ma lo è anche il ruolo di “portatori della verità” dei social, che non ha altro effetto se non quello di ingannare il lettore, il quale a sua volta diffonderà la notizia: è un meccanismo incontrollabile.
È importante chiedersi quanto sia scorretto ciò e la risposta non è affatto scontata: il problema sta alla radice e risiede nella caotica moltitudine di informazioni, in continuo aggiornamento, praticamente senza controllo, che si diffondono sulle piattaforme social.
Di chi è quindi la colpa? Del sistema, o del singolo che diffonde la falsa notizia? La “frenesia di comunicare” di cui parlavo prima, è puramente un fenomeno sociale: non lo si può intendere come una colpa del singolo, almeno secondo la mia opinione. Per combattere le fake news, è quindi necessario fare riferimento a pagine certificate, ritenute affidabili e che forniscano informazioni e non interpretazioni, perché in alcun modo si potrà ritenere una notizia vera, se non fornita da un punto di vista oggettivo e chiaro.
Numerosi temi si possono affiancare a quello delle “fake news” e, analizzando il fenomeno fino alle sue radici, si arriva a comprendere che non è né la degenerazione di una forma di pensiero né un qualcosa di universalmente scorretto, ma un appunto fenomeno sociale assolutamente prevedibile, questo in un sistema democratico dove regna la tanto amata e incontestabile “libertà di parola”, figlia della democrazia e sua stessa nemica, a quanto pare.