INTERVISTA ALLA
PROFESSORESSA CLAUDIA CALLANDRONE
Alberto Venturino
– Gentile Professoressa vuole parlarci della sua famiglia?
Sono sposata da 33 anni con Leonardo Wrzy, medico di base a Varazze, specialista in endocrinologia. Nostra figlia Laura è anch’essa medico, sta terminando la specializzazione in pneumologia e adesso lavora presso l’ospedale di Imperia. Ho la fortuna di avere ancora la mamma, 91enne, in condizioni fisiche discrete, mentali un po’ meno. Anche mio fratello Roberto è medico di base, cosi come Gabriele, suo figlio ossia mio nipote; altra mia nipote è Elena, sorella di Gabriele, ed è ingegnere gestionale; mia cognata Emilia è maestra alle elementari di Albisola Superiore.
Dalla parte di mio marito c’è sua sorella Donatella che fa l’architetto, il marito Paolo fotografo e tecnico informatico, la loro figlia, quindi mia nipote, Erica, anche lei ingegnere gestionale. Come vedi una famiglia molto numerosa ed affiatata…
– A Varazze ricordano sempre il parroco Calandrone sul quale è uscito
anche un libro. Cosa sa sulla sua figura?
Sì, monsignor Francesco Callandrone (1884-1957), parroco di Varazze dal 1922, è tutt’ora chiamato a Varazze il Parroco Buono. Era cugino di mio nonno, ovviamente non l’ho conosciuto poiché morì diversi anni prima della mia nascita, però ne ho sempre sentito parlare con grandissima stima e affetto. È stato una figura fondamentale nel terribile periodo della guerra, ha aiutato in tantissimi modi le persone in difficoltà; era noto per la sua parsimonia e la sua umiltà in ogni circostanza della vita.
Era uomo di grandissima cultura generale e teologica, laureato in teologia all’Università Gregoriana di Roma. Sul necrologio sta scritto: «Per 35 anni lavorò, agli altri donando il meglio di sé».
– Perché ha scelto di studiare e insegnare religione?
Ho scelto di insegnare religione perché per formazione personale sono cattolica praticante, ma soprattutto perché ritengo che la nostra cultura sia fondata fondamentalmente sul mondo greco, latino, ebraico e cristiano e non sia possibile aver cognizione della nostra realtà culturale, storica, filosofica, politica, sociale prescindendo dalla conoscenza della religione cristiana. A livello storico non è concepibile il rifiuto di ricordare le radici cristiane da parte della Costituzione europea. Tutti rammentano la coraggiosa frase di Benedetto Croce “non possiamo non dirci cristiani”. E Natalia Ginzburg scrisse sul quotidiano “L’Unità” una difesa del Crocifisso nelle aule e nei luoghi pubblici.
– Corrisponde al vero che è la disciplina più difficile da insegnare?
In realtà non credo sia la più difficile, la insegno da 34 anni e devo riconoscere che notevoli sono state e sono le soddisfazioni ricevute dagli studenti. L’insegnamento di IRC non vuol solo dire parlare della Sacra Scrittura e della Chiesa, ma di tutta una serie di tematiche che spaziano in molteplici ambiti, proprio perché la dimensione religiosa è connaturata con l’uomo stesso , sia in termini di adesione sia in termini di rifiuto. L’adesione ad una religione risulta condizionata dalla Weltanschauung di ciascuno, per tanto non si può prescindere da queste tematiche fondamentali. Per questo insegnare religione è bellissimo…
– Sebbene sia giovane, quali cambiamenti ha notato nella generazione
studentesca?
Innanzitutto grazie per il “giovane”, evidentemente tutto è relativo…
Non condivido affatto l’affermazione di chi sostiene che i giovani d’oggi siano peggiori di quelli “ dei nostri tempi”…: sono semplicemente diversi, spesso la vera difficoltà sta nella mancanza di comunicazione vera ed efficace. Ciò può indurre a giudizi di merito inadeguati, poiché ciò che non si conosce fa paura, incute diffidenza. Il fatto ad esempio che per i giovani d’oggi sia naturale l’uso della tecnologia, spesso mette in difficoltà il rapporto comunicativo.
– Soddisfazioni e delusioni nella carriera docente?
Tante, tantissime soddisfazioni: vedere i propri alunni crescere sotto ogni profilo, guidati ad una maturazione completa, sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista umano, dà il senso profondo della propria missione. Dico proprio “missione”, poiché credo che la professione dell’insegnante possegga proprio le caratteristiche di un mandato …Delusioni? poche, qualcuna certamente, è inevitabile, ma nell’economia generale assolutamente insignificanti
– Lei partecipa anche all’amministrazione pubblica di Varazze, la politica l’ha sempre appassionata?
La mia passione per la vita politica è di antica data, ma l’impegno attivo è stato per me possibile solo dopo che gli impegni familiari, soprattutto di mamma, si sono allentati…Ho iniziato il percorso amministrativo prima come consigliere comunale nella mia città, Varazze, poi dal mese di ottobre 2021 sono stata eletta assessore alla Cultura, alla Sanità, ai Servizi sociali, ai gemellaggi sempre a Varazze.
È un impegno molto gravoso ma davvero interessante, e sarebbe molto importante che i giovani si interessassero e si impegnassero attivamente nella conoscenza e poi nella gestione della “cosa pubblica”, poiché essa richiede competenze, studio, impegno e passione.
La politica e l’amministrazione sono cosa di tutti, non è giusto che siano percepite come qualcosa di lontano e di poco coinvolgente: è lì che vengono prese le decisioni che coinvolgono tutti noi, nei vari livelli di competenza. Vorrei tanto che i giovani si avvicinassero a questo mondo per apportare elementi di novità e per essere un giorno adeguatamente preparati per gli impegni futuri in questo ambito.
– La politica come servizio: con questo titolo Alcide de Gasperi compose
un celebre volumetto.
È un testo fondamentale, come ho detto prima dovrebbe essere il “vangelo” di chi si occupa di politica a tutti i livelli.
La politica deve coniugarsi assolutamente con l’idea di servizio alla comunità , sia in un piccolo comune di montagna sia in ambiti internazionali .
Mai la politica dovrebbe intersecarsi con interessi economici o di potere a livello personale, mai dovrebbe diventare una carriera intesa nel senso deteriore del termine. Cincinnato docet….
Che cosa pensa dell’ Europa Unita?
Ovviamente l’Europa unita è ormai una realtà imprescindibile, assolutamente fondamentale sia dal punto di vista economico sia politico.
– Nel frangente del coronavirus ha potuto attuare qualche suo progetto?
Certo, ho lavorato sodo e sono riuscita, grazie e in ossequio alla mia delega alla Sanità, a realizzare un Hub vaccinale a Varazze, dove siamo riusciti a somministrare più di diecimila dosi di vaccino anticovid.
– Un sogno che vorrebbe realizzare?
Molti e nessuno al contempo, credo che ogni piccola conquista quotidiana sia in qualche modo un sogno, grande o piccolo, che si realizza….