Martedì, quarta ora. Tutti sono a lezione, il corridoio è deserto fatta eccezione per tre ragazzi che, nel silenzio, rimangono rintanati ognuno in un cantuccio dell’andito. Stanno piangendo, i loro sguardi alla ricerca del disperato appoggio di un docente che tenta di consolarli. Mi colpisce il fatto che le loro non sono lacrime “da primino”, di chi, ancora spaesato, ha fatto i conti con la prima tragica versione di greco, ma lacrime nervose, esasperate e sincere, piante dagli occhi di chi veramente non è riuscito a non sbottare; queso tormento trova le sue radici nella vita personale di ogni studente e vede in una delusione scolastica (spesso, semplicemente, un voto un po’ più basso del normale) la scusa per venire a galla.

Il fatto preoccupante è che scene come questa, inconsuete e inquietanti, sono ormai all’ordine del giorno: solo nella mia classe sono già due le persone che, nel giro di una settimana e mezza, hanno avuto un crollo emotivo, e mi è capitato di poter scorgere altri ragazzi nelle aule a fianco trovarsi nella stessa allarmante situazione. E siamo solo ai primi di novembre. 

Mi pare evidente che in quella che ormai è una scuola di lacrime ci sia qualcosa che non funziona, poiché non è tollerabile che studenti di diciotto anni, per quanto sensibili, si concedano al pianto con una tale costanza. Come ho già accennato, il loro esaurimento ha origine da cause esterne alla scuola di cui però la scuola non si cura: una delusione in amore, un lutto in famiglia, un litigio fra amici, lo stress per la preparazione ai test d’ammissione universitari o per riuscire a conciliare i propri impegni personali con la mole di studio non indifferente; sono, questi, colpi che a un adolescente possono fare molto male. Ti rifugi nella scuola, ma quando da questa non arriva altro se non delusioni e brutti voti allora il mondo ti crolla addosso: ti senti un fallito, un’anima inutile, buona solo a ottenere insuccessi. Magari hai trascorso gli ultimi giorni immerso in un abisso di solitudine e depressione eppure hai dato il massimo per prendere almeno un bel voto nell’ultima interrogazione, ma ottieni solo un insoddisfazione, e nessuno si accorge di cosa c’è dietro. È naturale che prima o poi scoppi a piangere.

Inoltre, credo che un ruolo importante in questa situazione lo giochi il fatto che oggi i ragazzi focalizzano gran parte delle loro attenzioni e aspettative sulla scuola senza svaghi esterni: chi si dedica a uno sport, a un’arte o a un qualsiasi altro hobby, ha la possibilità di sfogarsi e liberare la mente concentrandosi su qualcosa che ama; ad esempio, la mia passione è la danza, e se la scuola non va, questo viene bilanciato dall’aver ballato bene nell’ultimo spettacolo, e viceversa. Purtroppo, però, ciò vale solo per pochi…

Ad ogni modo, dal momento che la scuola è un luogo formativo il quale permette agli individui di arricchirsi culturalmente e formarsi caratterialmente, essa dovrebbe prestare maggiore attenzione alle problematiche dei suoi studenti, modulando per un periodo, se necessario, la scansione delle prove, alleggerendo il carico di studio (che in un liceo classico, in particolare se in vista c’è la maturità, non aiuta a prendere la vita per il verso giusto) e proponendo ore di conversazione tra il professore e la classe per discutere e possibilmente risolvere i problemi più comuni perché, credetemi, ogni tanto una bella chiacchierata può fare la differenza per il nostro stato d’animo.

Insomma, la scuola deve cambiare e deve farlo in fretta, se vogliamo arrivare a giugno vivi e sereni (nei limiti del possibile). Anche se può sembrare in contrasto con quanto detto finora, voglio concludere con un plauso ai miei docenti che, ogni qualvolta uno di noi stava trascorrendo un momento difficile, non hanno mai esitato a consolarlo e rincuorarlo, trattandolo come un figlio; essere professori vuol dire anche questo e, siccome molti insegnanti si rifiutano di comprenderlo, sono convinto che una scuola migliore debba partire proprio da qui.

 

Il nostro intento non è solo comunicare ma anche aiutare i nostri lettori: se vi sentite tristi e depressi, se state attraversando un momento difficile e presentarsi ogni giorno a scuola diventa una vera tortura o se semplicemente avete bisogno di sfogare i vostri pensieri e liberare la mente NON ESITATE A SCRIVERCI nei commenti (anche in anonimo) o attraverso il nostro profilo Instagram (https://instagram.com/loskeptron?igshid=YmMyMTA2M2Y=), oppure, se preferite, potete parlare direttamente con i membri della redazione.

State certi che non vi giudicheremo ma tenteremo di aiutarvi e dare voce ai problemi che vi affliggono ;-).

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